giovedì 20 dicembre 2007

Control by Anton Corbijn


Giovedi pomeriggio, tedio. Benchè concentrato nell' osservare tutti i corpi infreddoliti che si materializzano come spettri di ghiaccio riflessi, sulle vetrate della mia libreria continuo ad essere svuotato. Sono pallido, prendo " Così vicino, così lontano " di Deborah Curtis in cerca di conforto, nulla. Nulla, fino a che una discussione ardente non mi fa tirare il libro della Curtis sul tavolo sbeccandone il retro. In seguito mi calmo, osservo quella piccola increspatura nella parte posteriore della copertina e noto una cosa alla quale non avevo mai prestato attenzione, sebbene conosca il libro alla perfezione. Come si dice quando una persona vuole dare un senso alle cose a tutti i costi? Oppure vuole incastrare in un contesto elementi che non solo non ve ne fanno per nulla parte, ma che appartengono ad un altra dimensione? Se non lo sapete ve lo dico io, si dice Jon Savage. Frasi come : " E' il mito che trae origine da Thomas Chatterton e ancora oggi è in auge, via via incarnato da Rodolfo Valentino, James Dean, Sid Vicious, IAN CURTIS e Kurt Cobain. " mi fanno venir voglia di Riesumare Ian e ammazzarlo con le mie mani in modo da cancellarlo dalla lista degli eroi " maledetti " del signor Savage. Potrei farlo anche con Cobain ma poi dovreste chiamarmi " Gravedigger " e questo non mi va. Insomma Savage mi aveva tirato su il morale, ma non guadagna punti lo stesso. Il fatto è che Stò a pezzi dalla settimana scorsa per " Control". Vidi qualche spezzone da un amico, poi me ne procurai una copia tutta per me, poi diventò una droga e tutt' ora lo è. Credo sia colpa della medianicità del personaggio in questione, fatto stà che ogni volta che c'è di mezzo Ian Curtis io non vedo altro, non parlo d' altro, sapete non ho molti amici. Credo però che una cosa vada spiegata, Ian Curtis non è un mito. Non trovate misteriosa la fragilità straziante dell' essere umano? questo direbbe se fosse in vita, questo potrebbe dire un anima arresa, che si interroga sulle bellezze delll' essere tutti Umani. Un anima sconfitta da se stessa ma non per questo morta, vive nella pellicola biografica che Anton Corbijn propone oggi, dando prova di capacità extra videoclip inedite. Tutto è perfetto in "Control ", dal bianco nero, agli attori ( Sam Riley è Dannatamente uguale a Ian ) alla scelta dello stesso titolo, tratto da una porzione di " She's lost control " ( Pezzo dei Joy division probabilmente dedicato ad un amica di Curtis deceduta per colpa dello stesso male, che condito con sensi di colpa e droga porterà il cantante alla rovina ) . Control è la notizia bella dell' anno 2007. E con altrettanta determinazione voglio ricordare Curtis come il più grande dei sensibili, con positività. L'immagine dei miei sogni lo vede allo stadio mentre tifa per il suo Manchester, ormai libero dal fardello pesante del passaggio adolescenziale.

giovedì 6 dicembre 2007

The Urges / Psych ward [Screaming apple GER ]

Molto spesso ci sono delle produzioni discografiche che ci inducono a pensare al packaging ( Copertina, inserti, trucco e parrucco delle stars ) come ad un elemento influente tanto quanto il contenuto del disco stesso , o almeno è quello che il produttore degli Horrors mi ha detto ieri sera mentre leccava un calippo, ancora chiuso, ovviamente. Ci sono poi delle eccezioni, o meglio delle sleeve che sono tutt' uno con l' opera. Bhe, appena chiusi la conversazione con l' Horrorifico essere mi accorsi che stavo fissando la copertina degli Urges. Era strano, immaginatevi una sorta di invocazione visiva, mista a disperazione pura. Insomma guardavo la copertina di Psych-ward e neanche mi accorgevo che il piatto del giradischi si era azionato autonomamente e che della melma viola che puzzava di nero mi stava attanagliando l' anima. Dev' essere colpa di quella palla gialla in cui è ritratta la band, quella palla fluttua ipnotica in un mare segnistico viola immerso nel nero. Felice, mi ritrovai felice come un prete la domenica al secondo ascolto, al terzo avevo già l' Irlanda nel cuore,al quarto il poster di Jim Walters ( Cantante ) sul letto e la chitarra di Glen Flynn in una teca dorata, dotata di allarme anti scippo e anti-atomica. Ora, Ascoltate " You don't look so good" . Non trovate anche voi che ci sia qualcosa che non quadra? Insomma, come può una sola canzone racchiudere tutti gli istinti più malsani dell' intera epopea revival garage anni '80? Volete gli Outta Place? Volete i 15 enni Gravedigger V? Oppure i Lyres?.
Oppure volete un autentico miracolo di passione e dedizione verso gli istinti e la storia di un genere fantastico come il Garage-Punk, qui affogato nella psichedelia più oscura?
Il miracolo prende il nome di : The Urges.
Eiaculare solo dopo il quarto ascolto.
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