martedì 25 novembre 2008

THE TUNAS / We cut our fingers in july [ Tre accordi records ]

E' ufficiale. Sarà il rock emergente nostrano a farci muovere ritmati e scomposti durante le festività di fine anno. Dopo Narcotics, Dome la muerte, ecco ora la bomba Tunas. Ora, pensate a " Au go go " il precedente albo, anzi compratelo, scorrete le traccie fino a " You' re not a punk " . Ci siete? bene. I tunas non han fatto altro che ripartire da quelle sonorità, si potrebbe chiedere di meglio ad un' evoluzione? No. Nel nuovo lavoro a scanso di equivoci, non si segano dita ( Come nel precedente e ben più infuocato albo ) al contrario si lavora di chitarra deliziosamente, senza perdere d'intensità. I " nuovi " Tunas sono un vero spasso. Pensate agli Small faces ed ai primi Stones affogati nella lordura periferica Bolognese, pensate a cosa succederebbe se qualcuno mischiasse Kinks con i tortellini. Un' esplosione di piacere. Una sola cover di Stevie Wonder "Uptight (Everything is alright) " e applausi a scena aperta.

sabato 22 novembre 2008

Love me nots / Detroit [ Atomic a go go ]

La "scena" Detroit-rock, se così vogliamo chiamarla, emersa negli ultimi anni, rappresenta in quasi tutta la sua interezza una sacca di ottime band di cui vantarsi se mai gli alieni venissero ad invaderci. Certamente, è l'artiglieria femminile quella sugli scudi, parlo di all female-bands ( o quasi ) da capogiro come Sirens , Demolition Doll Rods e Detroit cobras, oltre che il signor Collins ( Dirtbombs ) . La cosa ancor più interessante però, è rappresentata dal fatto che ognuna di queste band non si limita ad ostentare chessò, un' iguana famosa da quelle parti, al contrario attualizza. Queste rappresentazioni di arte urbana, sono quindi le figlie di smog e paranoia attuali, made in 2000, altro che motorcity. Prendiamo il caso di questi Love me nots. Ascoltate i primi dieci secondi della open track " Walk around them " , poco prima che la voce di Nicole Laurenne intervenga. Avete esclamato anche voi: Hey sono i Fuzztones!? Bhe, io si. Anche se poi lo scenario muta drasticamente, il vox si fa da parte ( Ma non sompare ) ed il demone di Detroit dalla testa a forma di carburatore emerge solenne. In buona forma, si potrebbe descrivere il pezzo con due semplici parole: cimitero macchine, salvo scoprire poi che si sta parlando del pensiero portante di tutto il disco. Un progetto ambizioso e non cosi semplice da inseguire, a mio modo di vedere. Insomma, abbiamo aggiunto una variante sul tema e questo va certamente a loro favore, epoi in mezzo a tutto quel fumo e puzzo di pneumatico consumato un pò di voodoo non guasta, o no?

giovedì 20 novembre 2008

Fuzztones / Horny as hell [ Electrique mud ]

Avete forse idea del tempo che è trascorso da quando Rudi Protrudi ha iniziato a scalfire, dotato di raschietto e tanto olio di gomito, il fondo di quel barile di birra? Io l'ho dimenticato. Altri invece pensano che abbia raggiunto una falda petrolifera, così da potersi autofinanziare le due casse di bionda al malto che si scola ad ogni concerto, prima di salire sul palco ovviamente. Anche perchè si presume che la cosa sia diventata consuetudine giornaliera, e non sempre c'è il 3x2 al supermarket. L'ultima volta che sono andato ad un concerto dei Fuzztones è stato qualche mese fa, devo dire che li trovai in forma splendida, soprattutto lana, la cui sagoma sexy e seminuda, intenta a concupire un sax, troneggiava su di un poster all' entrata del locale per la gioia dei trentenni allupati sodomizzatori di chitarre. Ora però alla luce del nuovo albo, ho finalmente capito che il sax inserito nella triade: Lana, sax , Rudi, rappresenti ben più di un semplice stimolate per la fuzz-coppia(?) , infondo non si presta molto ad incursioni di piacere, piuttosto assomiglia più ad un terzo (in)comodo, libero di prendersi la propria rivincita dopo anni di tradimenti, dall' una e dall' altra parte. Insomma Rudi l'ha riconosciuto come parte integrante della famiglia. Horny as hell infondo non è altro che un grosso e morbido tappeto rosso per la sfilata di mr. Sax o trombetta o comunque lo vogliate chiamare.
Interessante se si trattasse di una sit-com a puntate.

martedì 11 novembre 2008

Scientists / Weird love [ Big Time ]

Voi, da che parte state? Scientists late '70 style ? Oppure tenete maggiormente alla loro reincarnazione eighties, denomintata da qualche genio swamp-rock? O non ve ne frega assolutamente nulla perchè ultimamente ascoltate il remake messo in atto dagli Oasis? Per quanto mi riguarda, non esistono new wave-punk alla " Larry " ( Dal primo albo ) che tengano al cospetto delle psicosi apparse nel secondo tratto di carriera, ma sono opinioni. Una massa torbida e compatta, da restarci intrappolati con i piedi e con l' anima. In questo " Weird love " i nostri, sembrano quasi voler suonare una specie di " Crampstomp " rallentato, come se i Birthday party fossero andati a letto con Lux Interior & soci e ne fosse nato qualcosa. Bastano le prime tre traccie per dannarsi l'anima irrimediabilmente. " In my heart is a place called swampland " canta Kim Salmon, in " Swampland " tessendo desolazione su di un tappeto a tinte Crampsiane. " Hell beach " poi, suonerebbe perfettamente dopo " How far can too far go ? " in A date with Elvis ( Cramps 1986) , tanto per rendere l' idea di che anno fu il 1986. " Demolition derby" incede zoppicante, come fosse trainata al guinzaglio dalla propria dominatrice sadomaso. Ed in tutto questo delirio, a tratti compaiono sentori Chrome cranks e fioriture mentali distorte da clinica specializzata. Comprate e custodite gelosamente vicino alle manette e a tutta quell' altra roba che usate a letto, maledetti maiali.

sabato 8 novembre 2008

Pirate love / Black vodoun space blues [ Voodoo Rhythm ]

Bingo! Oslo, Norvegia. Mesi e mesi di palle cubiche, chiacchierate inutili con gente appagata da un' arte gustosa come una galletta di riso, giorni incui il giradischi mi osservava sornione e benevolo nel fargli suonare dischi vecchi di almeno vent' anni, giusto per tenermi in salute, poi lo schianto. Una nenia infernale, qualcosa che stava montando, quasi come se avessero stipato rabbia e messa sottovuoto. Il cuore iniziò a pompare. David Dajani, re degli scheletri suona ora la carica, vomitando migliaia di pipistrelli vocali nero pece, in un growl che possiede tutti i crismi dell' originale grido primordiale, qualcosa che rimette al mondo. Poi il buio avvolge malevolo e sei spacciato, fottuto, catapultato nel mio mondo dei balocchi a tinte transilvaniche. Nei primi dieci secondi " In a dirty cellar " sei a tavola con Bela lugosi e mangi scorpioni, prima che Dajani ruggisca ancora ritmando magistralmente l' inferno di vox che ha ormai drogato l'aria. Puzza, fetore, desolazione, corpi squartati e vecchie copie di Tales from the crypt a suturare inutilmente le ferite mortali. " Slumber blues " e la notte riavvolge e si fa crepuscolo per darti l'opportunità di ballare con le streghe più sexy e tossiche di tutta la vallata della morte. Poi cimitero, messe sacre per ghoul e reietti come in " Death trip " . Sono vivo. Grazie Pirati.
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