martedì 11 luglio 2006

Small Jackets - Walkin' the boogie [Go down]

Diverse riviste Italiane hanno trattato l'argomento Walking the boogie, ciascuna a suo modo, con riferimenti più o meno condivisibili. Facciamo una premessa, il secondo disco dei rocker Romagnoli è metallo fuso, stepitosamente Detroitiano. Ora, immaginate una band innamorata alla follia degli Hellacopters, tanto che, scommetto quello che volete, quando gli fu comunicato del tour in compagnia della band Svedese qualcuno dei giubottini deve essere svenuto. Immaginate che questa band non si fermi al suono Hellacoptersiano, del resto il profeta Nick Royale lo ha sempre ribadito con forza il concetto, ovvero quello di non cercare di riprodurre il suono Hellacopters, ma di lavorare sul proprio, tanto da potergli dare un nome. Bene, Gli Small Jackets qui ci riescono. Perchè la loro visione non verte semplicemente sul riprodurre stilemi consolidati, affondando le mani nel passato, ma filtra la sana e ruspante grinta romagnola in loro possesso con i grandi della motor city, su tutti Grand Funk Railroad ed Mc5. Un mix da Knock out, credetemi. Il prossimo automa della tastierina bontempi che si fregia della nomea di rocker, o di semplice ascoltatore rock ignorando totalmente le sfumature e la magia di un disco come Walking the boogie, gettandolo nel calderone del già sentito, giuro lo querelo.

lunedì 10 luglio 2006

Silver - World against world [Bad afro]

Vi è mai capitato di ascoltare un disco che trasmette le stesse emozioni che provate in quel medesimo periodo? Scommetto un sacco di volte, ma quante di queste volte l'emozione era carica di risentimento, o di autoindulgenza disgustosa? Ditemelo. Quale disco si è tramutato nelle vostro intestino per amplificare la dolorosa sutura? World against world, è una colata di vomito adolescenziale pieno fino all' orlo di piagnisteo e insofferenza. Una mano gelida sulla gioiosa calura delle notti estive a base di divertimento sciatto. C'era una frase odiosa, per quanto mi riguarda, che accompagnava molto spesso le gesta punk verso la fine dei settanta, ebbene, i punk dell'epoca giudicavano la loro pratica destabilizzante " A way to say no! When always say yes! " , che poi non era altro che uno dei tanti testi dei Crass. I Silver invece la incarnano, estromettendo la gioia impetuosa , per accogliere la depressione funesta. Tutto quello che gira intorno al disco è qualcosa nato nella giovinezza, dall' immobilismo forzato, dalla consuetudine, è la sensazione postuma di un attacco di panico in piena regola, voglia di gridare aiuto denunciando allo stesso tempo l'orrore di una vita costretta in pantofole davanti al televisore. Pezzi come "Personal decay" sono veri pianti punk. Tutto, proprio tutto, viene gettato sul tappeto convulsivo di un hard reo di aver flirtato per ore con il più estremo dei vostri eroi maledetti. Urlando a perdifiato, in mezzo alla folla, sicuri che nessuno vi noterà.

Mondo Generator - Dead planet [Mother tongue]

Cocaine rodeo l'aveva composto in compagnia di Homme, mentre quando uscì A drug problem that never existed le regine vedevano ancora il glabro bassista tra le loro fila, poi l'allontanamento. Come sia potuto accadere è facilmente intuibile, visti i personaggi caratterialmente agli antipodi, fatto sta che dopo quello strepitoso Songs for the deaf i Queens non furono più gli stessi. Certo, Homme fu lo stesso grande chitarrista, ma senza tiro, se fai rock, la tua band non gira più neanche l'angolo. E Nick Olivieri? Nick mise a frutto tutta la sua esperienza live, le sue passioni e soprattutto le sue influenze, Turbonegro su tutti, ma anche Dwarves ( La sua band originaria ) per tirare fuori questo Dead planet targato ora Nick Olivieri & The Mondo Generator, chi vuol capire capisca. Il terzo albo scommette sulla strada a discapito del deserto, più punk e meno stoner influenced, vede il trionfo dell'anima del fiero e mai domo Olivieri. Se avete ascoltato Era vulgaris (Q.o.t.s.a) potete fare tranquillamente un conto su chi ci ha guadagnato o meno.

domenica 9 luglio 2006

Sewergrooves - Rock'n'roll receiver [Wild kingdom]

Se esistesse, parlo di un sano movimento rock supportato come una religione da tutti, pubblicitari compresi, bhe i Sewergrooves sarebbero in cima ai desideri di molti di voi. Ok, tutto questo corrisponde a fantasia, fatto sta che quando dischi come Rock'n'roll receiver passano sotto traccia mi sento triste, forse dovrei essere contento di far parte dell' elite "avvertita" alla quale è stata depositata quest' opportunità, ma non è affatto cosi, mi ritengo piuttosto democratico. Io ve lo dico subito, questo quinto album degli Svedesi Sewergrooves è da comprare a scatola chiusa, punto. Se non vi convincono le proposte al buio, fate una cosa, dedicate qualche minuto all' introduttiva "She's a punk (Just for one day)" e la conquista sara immediata. Detroit rock, niente di più, niente di meno, ma suonato con la classe e l'inventiva di chi ha in buona forma pubblicato il disco della vita. Sulla strada dei maestri Hellacopters, e una spanna sopra allo stupendo Constant reminder del 2004. Da avere.

sabato 8 luglio 2006

Towers of London - Blood sweat and towers [TVT]

Il fatto che i due leader della band, Donny & Dirk Brannan aka Tourette, seguano religiosamente il motto " Drunk, Fight and Fuck " potrebbe essere il primo indizio in merito alle "intenzioni" della band Inglese, ovviamente da allegare alla copertina nella quale non si discostano più di tanto da una sorta di Sex pistols del mondo tamarro. Benchè sia un ascoltatore piuttosto refrattario alle band sponsorizzate dal New Musical Express, non per ripicca ma per chè in genere trattasi di formazioni basate su ritmiche pop che poco digerisco, riconosco a Blood Sweat and Towers una verve di rara intensità riottosa. Zeppo di singoli per punkers con la toppa dei Motley crue sul retro del giubbotto di jeans, l'albo fin dall' introduttiva "I'm a rat" mette subito le cose in chiaro, ovvero: "Siamo giovani e senza speranze". La band propone una sorta di Hard-punk affogato nello sleaze decisamente irresistibile, specie negli episodi come "Air guitar" ( Vero anthem ) e "Beaujolais". Privi di inibizioni, scalciano e si contorcono, in piena crisi adolescenziale. Segugi alla ricerca di birra e divertimento a buon mercato, non dimenticano neanche di aggraziarsi le ragazze delle altre band di strada con un pezzo strepitoso e maggiormente melodico come "How rude she was". Diciasette anni, e la voglia di correre forte con una decina di birre nel portabagagli, ve lo ricordate?

venerdì 7 luglio 2006

Radio Birdman - Zeno beach [Crying sun]

Sono passati venticinque anni ed i Birdman sono sempre gli stessi. No, niente di più sbagliato. Del resto, persino affrontando distrattamente il percorso tracciato dal nuovo Zeno beach risulterà impossibile a chiunque non provare quel malessere di cui il nuovo albo è letterarmente permeato. Grinta di fine settanta tramutata in dolore o meglio nella saggezza di chi possiede rughe talmente cave da poter permettersi un faccia a faccia con la vita. L'opera presenta una scrittura meno diretta, toccando mediante le liriche temi importanti e profondi, introdotti dalla splendida copertina evocativa. Zeno beach risulta nero, iperrealista, mai cinico. Certo, non mancano i pezzi maggiormente vicini al repertorio Birdmaniano degli esordi come Connected, vera sfuriata punk che non sfigurerebbe nemmeno in un disco come Living eyes, rimane però la percezione di trovarsi dinnanzi ad un lavoro molto più introspettivo dei precedenti due infuocati capostipiti dell' era punk. Un ritorno credibile e del tutto a fuoco nel quale i Radio Birdman riescono a dare l'idea di come i grandi artisti sappiano reinterpretarsi sfruttando la propria maturazione umana prima che musicale. Maestri.

giovedì 6 luglio 2006

Nebula - Apollo [Liquor & Poker]

Per chi ancora non conoscesse i Nebula, ma fosse al corrente della presenza di band come Fu manchu o Q.o.t.s.a, sappia che nella sua conoscenza della materia stoner manca il tassello più importante, quello di partenza. I nebula che nacquero dalla chitarra di Eddie Glass e dalla batteria di Ruben Romano, dello stoner ne furono l'embrione, oltre una delle più belle manifestazioni post Kyussiane a livello mondiale. Ora, Apollo è il quarto lavoro della band e possiede una caratteristica rispetto ai precedenti episodi decisamente più groove e monoliticamente psichedelici, è attaccato in endovena ad una fiala di spirito punk. Bene, nonostante si parta con l'implosione della galassia in Loose cannon la storia cambia appena il fluido entra in circolo, accade puntualmente su Fever Frey, dove una ritmica punk ben sostenuta dalla voce disperata di Glass, martella, scandisce il ritmo indiavolato, e colpisce. In buona forma la tecnica adoperata dallo stoner moderno di scuola dalle regine (Q.o.t.s.a) e qui reinterpretato con personalità con buona pace dell' urlatore Olivieri. L'attacco ondivago di Gost ride ricorda l'ultimo Homme per poi sfociare in un energy rock davvero notevole. Il passato dei Nebula riaffiora a partire da Future days e cosparge buona parte della seconda parte del disco, con picchi d'intensità in Trapezium procession e Fruit of my soul, amalgamando il tutto con polvere di stelle. Un grande disco stoner a 360°.

martedì 4 luglio 2006

Staggers - Teenage trash insanity [Soundflat records]

Ogni garager che si rispetti conosce la Soundflat records. Perchè? Il motivo è molto semplice, perchè il leggendario Lutz non solo produce, ma nel suo mailorder racchiude tutto il meglio di garage, psichedelia e suoni primitivi che sia stato prodotto nella nostra era. Lutz adora gli Staggers, tanto da inserirli tra le prime dieci garage-band di sempre, non poteva perdersi l'opportunità di produrli, sarebbe stato troppo per lui. Teenage trash insanity è una vera bomba selvaggia di carica primitiva. Farfisa sempre in primo piano a scandire le ritmiche che si intrecciano con veri riempi pista ( se fossimo negli anni sessanta ) beat e senza farsi mancare indiavolati twist, buoni per far roteare la propria patner come una trottola infuocata. Poi ancora garage anthem come "Out of my mind" e notturni stomp per scavafosse alla "Do the ripper". Pensate poi che la versione in vinile contiene un fantastico poster e una maschera, si avete capito bene, king of garage.

lunedì 3 luglio 2006

Rye coalition - Curses [Gern blandsten]

Siamo alle solite, per fortuna(!?). Li sento già i corvacci del " Roba già sentita milioni di volte " ci sono, e sempre ci saranno, ed è proprio per questo che l'accoglienza riservata a dischi del genere risulta cartina tornasole dell' effettivo stato di salute di ciò che piu amiamo e che spesso viene confuso con altro. Parlo di passione, di devozione nel proporsi, quante volte l'avrò detto? non mi stancherò mai. I Rye coalition non sono gli Ac/Dc mettevelo bene in testa, li adorano certo, ma non vorrebbero mai essere gli Ac/Dc. Il disco poi, si presta perfettamente al mio intento, ovvero quello di dimostrare quanto si possa fare per imporre il proprio stile all' interno di un reticolato forte di anni e anni di sperimentazione, di sudore. Questo è un risultato in anno 2006 ed è questo che dovremmo considerare come innovazione quando si parla di rock, perchè è questo di cui stiamo parlando, aggiungere elementi propri quali personalità, tiro, soluzioni chitarristiche (la lista potrebbe essere infinita) ad un santo scritto tramandato negli anni. Curses è meno boogie del riferimenti sopra citati ma più diretto, con tutte le cautele del caso, più punk. Prendete un pezzo come "Cigarette catastrophe" non trovate possa calzare a pennello come traccia di rottura in un album dei Queens of the stone age? quelle a la Nick Olivieri per intenderci, o in un qualsiasi album dei Mondo generator?. Forza hard che duetta con l'aggressivita graffiante della voce di Ralph Gregory Cuseglio, questo è Curses, un disco ben fatto, che non mostra il fianco nemmeno in fase di produzione visto l'ottimo lavoro di Mr Dave Grohl. Roba sentita milioni di volte? Bah
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