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giovedì 26 novembre 2009

REIGNING SOUND - Love and curses [In the red]


Penso alla In the red, a come abbia accolto tra le sue fila quel personaggio abrasivo che risponde al nome di Greg"Oblivian"Cartwright con esterma naturalezza. In effetti quello tra Greg e l'etichetta Californiana, ai miei occhi fu il più naturale tra i matrimoni già da "Time bomb high school" , questione di geni. Oggi però Greg ci stupisce tutti quanti ( Etichetta compresa?) sfoderando il gioiello maturo e coeso che non ti aspetti. Oggi troviamo le sue (Too much) guitar inumidite di dolce liquore sudista, speziate e cariche di pathos. Un mosto che conserva i sentori R&B e non li screma da nessun tipo di scoria garage-punk. Pensate ad una sorta di sixties-garage sound conservato e invecchiato in botti di rovere, una schicceria per buongustai e per tutti gli amanti di quel tepore che solo certo rock può ancora fregiarsi di possedere.

lunedì 23 febbraio 2009

FLESHTONES - Roman Gods [IRS]

Gli eroi “buoni” esistono e le favole pure. Quindi anche se siete di New York e come tutti i Newyorkesi possedete un tatuaggio con su scritto “Arty” posizionato sulla parte inferiore del cervelletto, sappiate che è arrivato un tizio di nome Peter Zaremba che ve lo eliminerà a suon di organetto. Le favole esistono, anche perchè svegliarsi una mattina di ferie per mettersi a trafficare in soffitta tra polvere e strumenti dismessi, salvo poi decidere ( dopo aver pulito tutto ) di formare una band, rimane un atto magico, tenero e adolescenziale. Esattamente quello che fece Keith Strong. Futuro chitarrista della band, Keith forse sapeva suonare “Oh when the saints go marching in “ con un cucchiaio e due bicchieri, anche se non ne sono del tutto sicuro, e comunque la sua esperienza di musicista si esauriva a quello. Amico di Peter Zaremba da diversi anni, Keith chiese al cantante organista di far parte della band, o forse fu il contrario, in qualsisi dei due casi, la nuova recluta accettò eseguendo un saltello su se stesso in segno di approvazione. I due rappresenteranno l'anima di una band che insieme a Bill (Batteria ) e Ken (Basso), si prodigò nel difficile compito di portare in ogni angolo della terra quella sensazione di spensieratezza da party della confraternita a cui il mondo aspirava (Secondo loro). La frase “Una manica di simpatici festaioli bontemponi” può descrivere bene il fenomeno, anche se trovare la ricetta giusta per esprimere tutto questo sfarzo goliardico in pieno periodo revival-psichedelico, non fu certo cosa immediata. American Beat (Il primo vero singolo della band) invece folgorò tutti gli amanti del toga party oltre coloro che amano correre nudi per le strade dopo la terza pinta di birra. Il suo incedere è straripante. Un gavettone di felicità si infrange mentre il sax più ebbro della storia prepara il tappeto rosso all' anthem che da solo descriverà il revival sixties e si ereggerà a sua forma massima. Il passo verso la commistione perfetta di Roman gods è breve, e mentre le prime note di “The dreg” inumidiscono l'aria, si comprende quanto la speziatura della proposta sarà ben più massiccia di un semplice tuffo nelle dance-hall universitarie dei sixties. All' interno, la tradizione garage viene arricchita dal Rhythm and blues (Hope come back)e soleggiata dal surf più limpido e armonico di sempre(Let's see the sun), inacidita da punte piccanti e richiami rockabilly (R-i-g-h-t-s) senza dimenticare mai l' argilla da cui provengono, il garage-sixties di “Stop fooling around”. Roman gods si presenta come il miglior prodotto revivalistico di tutti gli eighties, qualcosa nato per un' esigenza ben precisa e non dalla mera ricerca di un' esperienza “Diversa” nella New York degli artisti. Se siete in cerca di Eroi veri, di passionali e appassionati alfieri che degnamente rappresentarono gli anni del revival, bhe gli avete trovati,e questa è la loro manifestazione migliore.

martedì 25 novembre 2008

THE TUNAS / We cut our fingers in july [ Tre accordi records ]

E' ufficiale. Sarà il rock emergente nostrano a farci muovere ritmati e scomposti durante le festività di fine anno. Dopo Narcotics, Dome la muerte, ecco ora la bomba Tunas. Ora, pensate a " Au go go " il precedente albo, anzi compratelo, scorrete le traccie fino a " You' re not a punk " . Ci siete? bene. I tunas non han fatto altro che ripartire da quelle sonorità, si potrebbe chiedere di meglio ad un' evoluzione? No. Nel nuovo lavoro a scanso di equivoci, non si segano dita ( Come nel precedente e ben più infuocato albo ) al contrario si lavora di chitarra deliziosamente, senza perdere d'intensità. I " nuovi " Tunas sono un vero spasso. Pensate agli Small faces ed ai primi Stones affogati nella lordura periferica Bolognese, pensate a cosa succederebbe se qualcuno mischiasse Kinks con i tortellini. Un' esplosione di piacere. Una sola cover di Stevie Wonder "Uptight (Everything is alright) " e applausi a scena aperta.

venerdì 21 marzo 2008

The Masonics / Royal & ancient [ Circle records ]

Dischi come questo, realtà come queste. Eccoli, i responsabili della mia enfatuazione costante verso ciò che comunemente chiameremo rock, ma che io chiamo, bisogno. Se conosceste Billy Childish, e io non lo conosco ma nella mia mente un' idea me la sono fatta, capireste che per mettere su un baraccone di relazioni interpersonali, band e attitudine selvaggia alla sua maniera, bisogna amare ciò che si fa. Altro che NME charts, mi son spiegato. Io vorrei vedere organizzato un Heineken Jammin festival, oppure un' altro di quei festivaloni riempi atollo di Mururoa con le seguenti band: Milkshake, Headcoats, The Delmonas ( Che nel mezzo della festa diventano le Headcoatees , come il bruco e la farfalla ) e appunto i Masonics. Perchè? Semplice, perchè sono un' ottimo esempio di come vada affrontata la materia rock. Amicizia, intensità e follia allo stato puro. Rock, insomma. I Masonics, per chi non lo sapesse , sono Mick Hampshire, bruce brand ( Milkshake, Headcoats ) e John Gibbs, sono Inglesi e " Royal & ancient " licenziato dalla circle records rappresenta il loro settimo albo. Una miscela ben dosata di sixties beat, garage californiano, e punk vocals in surf attitude. " Don't talk to me ", " I really don't care " e " Baby move closer to me " le perle di un lotto, capace di mantenere per tutta l' opera, intensità e ruvidezza. Maestri del genere.

venerdì 25 gennaio 2008

Fleshtones / Take a good look [ Yep rock ]

Il 2 - 3 - 4 di Novembre a New York si è svolto l' unico festival a cui valga la pena assistere di questi tempi. Personalemnte quest' anno non l'avrei neanche chiamato Cavestomp , al massimo " la rinascita dei vecchi lisergici " oppure " A volte ritornano" , insomma tante celebrities garage tutte in una volta non si vedevano da tempo immemore. In particolare, il terzo giorno quel palco è stato calcato da Lyres, Sonics ( In ottima forma si dice ) e appunto Fleshtones . Apparte qualche miagolio lancinante emesso da un fan ubriaco e triste per l' omissione di " American beat " nella scaletta dei nostri, una cosa mi è sembrata da subito evidente ascoltando e leggendo i racconti di chi era presente, i Fleshtones sono qualcosa di inossidabile. Ancor di più se si pensa che non contenti nel prodigarsi in live performace adrenaliniche, i Flesh hanno dato vita al diciannovesimo figlio, " Take a good look ". E funziona! Il nuovo albo non si scosta di una virgola dalla tradizione vincente che contraddistingue la band di Zaremba . Melodico, sporco e raffinato, in diversi punti il disco da l' impressione di essere qualcosa di più di un lavoro a fuoco, ricercando negli schemi compositivi di classici come " Roman gods " , nuova linfa per alimentare il sogno. " Back to school " è l' american beat del nuovo millennio, mentre " Shiny hiney " e " Jet set Fleshtones " hanno tutte le carte in regola per essere le riempipista nel party rock dei vostri sogni. Dai non fate i timidi, anche se la prolificità dei Fleshtones è nota a tutti, è anche vero che qualche mese senza di loro risulta eccessivo.

giovedì 24 gennaio 2008

Maharajas / In pure spite [ Low impact ]

Delle attuali band della Low impact avevo già apprezzato i Sewergrooves oltre ad aver attraversato nel periodo di " This condition is incurable " una malsana passione per i Maggots . Non c' era verso di togliermi dalle ossa quel riff da mummia arrapata, quello presente in " Leave me alone " , ci siamo capiti. Oggi facciamo tris! perchè finalmente con " In pure spite " anche gli svedesi Maharajas fanno il colpo della vita. Ok, è il 4 albo della band nordica ma non crediate che le altre prove siano così al disotto dell' ultimo nato, tutt' altro, solo che qui siamo di fronte alla commistione perfetta di stili, ma lo capirete ascoltandolo di cosa parlo. Chitarre Fuzz, Organ & Tambourine le armi rivestite da un unguento di classe che adottano Jens Lindberg & co, in un mix che può contare sull' aderenza ad una garage attitude mitigata dal vento del rock'n'roll nordico, quello che vede gli Hellacopters come punto massimo. Quando una band possiede nel dna la capacità di sintetizzare due stili cosi intensi e proporli nello stesso medesimo spartito, bhe bisogna solo fare una cosa, comprare il disco ed ascoltarlo finchè non si usura, per poi comprarne uno nuovo. Non azzardatevi a masterizzare un gioiello del genere, non ve lo perdonerebbe nessun dio del rock, e ne esistono diversi.

mercoledì 14 novembre 2007

Graham day & the gaolers / Soundtrack to the daily grind [ Damaged Good ]

La Damage goods è inglese, Graham day è inglese e NME ( Inglese ) è il motivo per cui diversi giovincelli vestiti alla moda del momento; all stars, pantaloni " conici " ( Quelli talmente stretti sul fondo che ti minano le caviglie ) e taglio schizzato garage alla Horrors si avvicineranno per un momento alla storia, solo per un momento però, diciamo nel ritaglio di tempo che intercorre tra la visione di Doherty intento ad infilzarsi di eroina ed il pranzo delle dodici, proprio prima dei cartoni del pomeriggio. Fossi nella Damage Good, non sarei così fiero di mostrare le impressioni da thè delle cinque mosse da NME e riportate prontamente sulla pagina della band, anzi metterei questa recensione! Infondo non ho nulla da invidiare a certi damerini perennemente intenti a pucciare il biscotto ovunque si possa anche solo immaginare un futuro hype. Ma essendo la stessa etichetta inglese, non vado oltre. La storia dicevamo, si, basterebbe infatti sapere che il signor Graham fu il fondatore dei leggendari Prisoners per gettare il portafoglio oltre l' ostacolo e aggiungere qualche altro spicciolo alla voce mensile riguardante i " divertimenti " comprando l'opera in vinile a scatola chiusa. Ma non sarò nè io nè nessun operatore della Damage Good ad estorcerveli con la forza via telefono, dovete arrivarci da soli. Se volete vi posso dire che questo ceffo è stato anche con Prime Movers e Solar Flares oltre ad aver suonato le pelli nei The Mighty Caesars ed il basso dei The Buff Medways. Soundtrack to the daily grind è quello che ascolterebbe non stop Billy Childish ( o che ascolta ) se non fosse così intento a fare il matto in giro per il mondo. L' iniziale " Get off my track " è una corsa acida e dannata a petto nudo nelle praterie Albioniche. Un pò come la prima corsa che fai dopo esser stato un mese a letto con la febbre a 40° . " Disown me " stempera e diffonde nell 'aria per la prima volta un certo freakbeat legato con spago e riff cadenzati alla miglior tradizione garagistica, generando in pratica la foto a raggi x del disco, una Cornucòpia di intuizioni Psych/Garage inedite di questi tempi ( Vedi Part time dad ).
Avete di meglio da ascoltare?
Non credo.

domenica 8 aprile 2007

Dee Rangers / Blue Swedes

Boom! Boom! Boom!.
No, tranquilli niente a che vedere con terremoti, bombardamenti e smottamenti vari, ma se di notte mettete un orecchio a nord, sentirete l'eco, quello dei vichinghi rock. Il nord europa è ancora, immancabilmente, inesauribilmente la via da seguire, il beat, lo stomp del padrone che chiede attenzione. Per capire come l'attenzione sia stata ripagata, basti pensare al contagio, quello avvenuto giù per l' Europa, quello promosso dalla tedesca Screaming apple che li produce per poi correre via, verso Gijon! Destinazione Spagna, dove registrare la colata Garage-Beat stando sempre attenti a non perdere per strada quello scassatissimo organo che tanto ci fa eiaculare. Conosciuti nell' ambiente come " The Titan of European beatdom " il quintetto Anglo/Svedese questa volta emette dodici pezzi di pura Kinks/Small Faces sorgente, orchestrati con piglio Lyres e risoluzione Thanes, tanto che qualche splendente passaggio riesuma i fasti di un On fyre riadattato e accarezzato da brezza beat. Vi do un consiglio, appena svegli, magari se in una mattinata primaverile osservate intensamente la copertina del disco, di quel blu marine vacanziero e fatela interagire con " is not right " . quanto ci mettete? non siete ancora partiti per qualche lido felice?


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