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martedì 19 maggio 2009

PACK AD - Funeral mixtape [ Mint records ]

Ad una primissima distratta disamina, percepii solo un certo incedere tipico delle band dedite al detroit sound. Quella stessa cadenza più che trentennale, artefice di recente delle fortune dei White Stripes. Questo e poco altro. Sbagliando. In realtà, ben presto mi accorsi di quanto il progetto di queste due canadesi potesse contare su di un afflato ben diverso. Giubbotti di pelle, birra e genuinità, sono sempre una buona base di partenza, diaciamo pure quella che empaticamente fa la differenza, soprattutto se paragonata ben altri approcci radical chic. Becky (Voce e chitarra) e Maya (batteria) sono due Rocker, questo è certo come la morte. Basta visitare il loro sito per capirlo, dove a fianco dei video della loro "2 woman band" ve ne è anche uno, abbastanza goliardico per la verità, nel quale le due ragazze dimostrano il livello di conoscenza l'una dell'altra (Maya con la maglia degli Iron Maiden, e birra pronta per essere rovesciata sul tappeto), superando la prova brillantemente. “We are not a blues band, even though people keep putting us there” says Maya “We both love the blues, but we are a garage rock blues group”. Tutto verissimo aggiungo io, se associato ad una certa profondità blues, che cresce più ci si addentra nel dolce fuoco di 'Funeral mixtape.

JIM JONES REVUE / Jim Jones revue [ Punk rock blues ]

Vedere quel cadavere, sentirne il fetore, è sempre stato molto confortante, almeno per me. Potrete quindi immaginare il mio rammarico all’ avvenuta putrefazione degli organi in anno 2008. Era chiaro fin dai primi vagiti del nuovo millennio, che la verve somministrata dagli artisti piu genuini non poteva, per quantità, sopperire ai fabisogni di un corpo in decomposizione, ma bastava per conservarne un ricordo onorevole. Abbrustolito dal tubo catodico, perennemente sintonizzato su x-factor, del rock rimasero un cumulo di ossa. Questo in sintesi il succo del discorso affrontato proprio ieri sera con un caro amico, presi entrami da una seria patologia del distacco. “ Secondo te chi è il parrucchiere di Morgan ? “ domandai per stemperare la rassegnazione, senza ricevere risposta. “ Jim Jones!! Diavolo di un diavolo, lo pettina con la voce! “ mi autorisposi, suscitando ilarità, ma non solo, forse anche un pizzico di speranza. Infatti per chi non lo sapesse c’è un tizio, uscito quest’anno che si presenta esattamente come “Il messia rock’n’roll” possedendone tutti i crismi, e non accadeva da quando Lux si mise a svolazzare come un umano volate. Immaginate Jerry Lee Lewis, si quello di great ball of fire, caricato a plutonio bombardare la nostra sfiducia, saltellando e roteando contemporaneamente, come se fosse sui carboni ardenti. In realtà la Jim Jones Revue non è altro che la nuova creatura dello stesso tipo conosciuto per la propria militanza in band come Thee Hypnotics e Black Moses, non un pazzo qualsiasi, uno che i gradi di “svitato” se li è guadagnati sul campo. Tanta carica bluesman anni cinquanta ma anche tantissimi Sonics dentro il debutto di questo figuro, che risolleva da solo l’orgoglio rocker generando nuovamente baldanza fra i suoi adepti. Credo di aver visto anche un cumulo di ossa ballare, ma non sono sicuro fossero le spoglie del rock, forse era soltando un povero cristo scomparso negli anni cinquanta in adorazione.


martedì 25 novembre 2008

THE TUNAS / We cut our fingers in july [ Tre accordi records ]

E' ufficiale. Sarà il rock emergente nostrano a farci muovere ritmati e scomposti durante le festività di fine anno. Dopo Narcotics, Dome la muerte, ecco ora la bomba Tunas. Ora, pensate a " Au go go " il precedente albo, anzi compratelo, scorrete le traccie fino a " You' re not a punk " . Ci siete? bene. I tunas non han fatto altro che ripartire da quelle sonorità, si potrebbe chiedere di meglio ad un' evoluzione? No. Nel nuovo lavoro a scanso di equivoci, non si segano dita ( Come nel precedente e ben più infuocato albo ) al contrario si lavora di chitarra deliziosamente, senza perdere d'intensità. I " nuovi " Tunas sono un vero spasso. Pensate agli Small faces ed ai primi Stones affogati nella lordura periferica Bolognese, pensate a cosa succederebbe se qualcuno mischiasse Kinks con i tortellini. Un' esplosione di piacere. Una sola cover di Stevie Wonder "Uptight (Everything is alright) " e applausi a scena aperta.

sabato 22 novembre 2008

Love me nots / Detroit [ Atomic a go go ]

La "scena" Detroit-rock, se così vogliamo chiamarla, emersa negli ultimi anni, rappresenta in quasi tutta la sua interezza una sacca di ottime band di cui vantarsi se mai gli alieni venissero ad invaderci. Certamente, è l'artiglieria femminile quella sugli scudi, parlo di all female-bands ( o quasi ) da capogiro come Sirens , Demolition Doll Rods e Detroit cobras, oltre che il signor Collins ( Dirtbombs ) . La cosa ancor più interessante però, è rappresentata dal fatto che ognuna di queste band non si limita ad ostentare chessò, un' iguana famosa da quelle parti, al contrario attualizza. Queste rappresentazioni di arte urbana, sono quindi le figlie di smog e paranoia attuali, made in 2000, altro che motorcity. Prendiamo il caso di questi Love me nots. Ascoltate i primi dieci secondi della open track " Walk around them " , poco prima che la voce di Nicole Laurenne intervenga. Avete esclamato anche voi: Hey sono i Fuzztones!? Bhe, io si. Anche se poi lo scenario muta drasticamente, il vox si fa da parte ( Ma non sompare ) ed il demone di Detroit dalla testa a forma di carburatore emerge solenne. In buona forma, si potrebbe descrivere il pezzo con due semplici parole: cimitero macchine, salvo scoprire poi che si sta parlando del pensiero portante di tutto il disco. Un progetto ambizioso e non cosi semplice da inseguire, a mio modo di vedere. Insomma, abbiamo aggiunto una variante sul tema e questo va certamente a loro favore, epoi in mezzo a tutto quel fumo e puzzo di pneumatico consumato un pò di voodoo non guasta, o no?

giovedì 20 novembre 2008

Fuzztones / Horny as hell [ Electrique mud ]

Avete forse idea del tempo che è trascorso da quando Rudi Protrudi ha iniziato a scalfire, dotato di raschietto e tanto olio di gomito, il fondo di quel barile di birra? Io l'ho dimenticato. Altri invece pensano che abbia raggiunto una falda petrolifera, così da potersi autofinanziare le due casse di bionda al malto che si scola ad ogni concerto, prima di salire sul palco ovviamente. Anche perchè si presume che la cosa sia diventata consuetudine giornaliera, e non sempre c'è il 3x2 al supermarket. L'ultima volta che sono andato ad un concerto dei Fuzztones è stato qualche mese fa, devo dire che li trovai in forma splendida, soprattutto lana, la cui sagoma sexy e seminuda, intenta a concupire un sax, troneggiava su di un poster all' entrata del locale per la gioia dei trentenni allupati sodomizzatori di chitarre. Ora però alla luce del nuovo albo, ho finalmente capito che il sax inserito nella triade: Lana, sax , Rudi, rappresenti ben più di un semplice stimolate per la fuzz-coppia(?) , infondo non si presta molto ad incursioni di piacere, piuttosto assomiglia più ad un terzo (in)comodo, libero di prendersi la propria rivincita dopo anni di tradimenti, dall' una e dall' altra parte. Insomma Rudi l'ha riconosciuto come parte integrante della famiglia. Horny as hell infondo non è altro che un grosso e morbido tappeto rosso per la sfilata di mr. Sax o trombetta o comunque lo vogliate chiamare.
Interessante se si trattasse di una sit-com a puntate.

sabato 8 novembre 2008

Pirate love / Black vodoun space blues [ Voodoo Rhythm ]

Bingo! Oslo, Norvegia. Mesi e mesi di palle cubiche, chiacchierate inutili con gente appagata da un' arte gustosa come una galletta di riso, giorni incui il giradischi mi osservava sornione e benevolo nel fargli suonare dischi vecchi di almeno vent' anni, giusto per tenermi in salute, poi lo schianto. Una nenia infernale, qualcosa che stava montando, quasi come se avessero stipato rabbia e messa sottovuoto. Il cuore iniziò a pompare. David Dajani, re degli scheletri suona ora la carica, vomitando migliaia di pipistrelli vocali nero pece, in un growl che possiede tutti i crismi dell' originale grido primordiale, qualcosa che rimette al mondo. Poi il buio avvolge malevolo e sei spacciato, fottuto, catapultato nel mio mondo dei balocchi a tinte transilvaniche. Nei primi dieci secondi " In a dirty cellar " sei a tavola con Bela lugosi e mangi scorpioni, prima che Dajani ruggisca ancora ritmando magistralmente l' inferno di vox che ha ormai drogato l'aria. Puzza, fetore, desolazione, corpi squartati e vecchie copie di Tales from the crypt a suturare inutilmente le ferite mortali. " Slumber blues " e la notte riavvolge e si fa crepuscolo per darti l'opportunità di ballare con le streghe più sexy e tossiche di tutta la vallata della morte. Poi cimitero, messe sacre per ghoul e reietti come in " Death trip " . Sono vivo. Grazie Pirati.

sabato 25 ottobre 2008

Datsuns / Headstunts [ Coocking vynil ]

I Datsuns sono diventati una indie band, e non lo erano. Quindi niente più ululati alla luna australiana, graffi vocali animal-rock'n'roll, niente. Ora, giunti al quarto episodio, anche voi amanti di Arctic monkeys e English dancefloor rock all' acqua di rose potrete sballare con sto disco. Dico veramente, è un albo che dovete comprare, datemi retta lo incastrerete in una teca d'oro tempestata di zaffiri e userete solo gli mp3, che ascolterete ad intervalli regolari, tutti i giorni. " Headstunts " è un disco clamorosamente appiccicoso. Nato da melodia e riff scrocchianti, ( Utilissimi per ripulire le orecchie se in questo periodo state ascoltando i Meshuggah, per esempio ) vive per accompagnarvi nelle serate invernali, attraverso tour-bar infiniti, fatti di vodka e birra, tra un disco dei libertines e un vocalizzo " bubble " di Julian Casablancas. Datemi retta, se la rata del muto vi assilla, stappate una moretti, mettete su " Hey paranoid people ( What's in your head ) " e andate a zonzo per la città, con o senza amici, non importa. La conformazione allo standard sarà talmente indolore, grazie a quei 4/5 riff seminati ad hoc, che non vi servirà neanche urlare " Laaaaast niteeeee " fuori dal finestrino, ci siete, sarete appagati e ubriachi. Che poi è quella sensazione che tutti bramano, alla sera, dopo il telegiornale.

sabato 2 agosto 2008

Supersexyboy 1986 / Royal peacocks [ Zodiac Killers ]

Per uno come me, uno che si è fatto spedire il vinile limitato ed autografato dai Mudlarks , bhe viene del tutto spontaneo approcciare alla nuova creatura di Ale e Matteo, Super sexy boy 1986 , con sana curiosità. Del resto scambiando qualche battuta con Matteo ( Batteria ), prima di aver ascoltato l' albo, emersero con gioia quelle passioni musicali capaci di introdurre al meglio ogni intento, conoscete i Nervous eaters ? Ecco. Nove pezzi per spiegare come la spinta hard di qualià, si possa insinuare tra le lenzuola garage senza sgualcirle. " Under my car " parte come un calcio nel sedere " Mojomatico " e prosegue con vera baldanza alla Malibu, Biff Malibu. Tante le influenze punk, dai Dead boys agli Heartbreakers , che cristallizzano per emergere in " The news " un' implosione di Teengenerate e Nervous eaters da crash test alcolico. In sostanza, da questi pezzi si evincono le premesse per un tour stracolmo di testosterone, e posso garantirvi che io sarò pronto a seguirne le gesta live, e voi? Voi sarete pronti a sostenere questa band, ne sono certo.

martedì 1 luglio 2008

Turbonegra - L'ass cobra [Wolverine records]

Rispondono al nome di: Lil' Hank (Vocals) Ms. Rebellion ( Giutar) Ms. Summers ( Drums) Happy-E (Bass) e incredibile ma vero Demanda P.Pomparius ( Keys,tambo,vocals) e sono la cover band Losangelina all female "Ufficiale"(?) degli immensi Turbonegro. L'ass cobra risulta quindi una summa dei pezzi più tosti dei TRBNGR rielaborati in chiave femminile, ci sono proprio tutti, dalla leggendaria "The age of Pamparius" fino alle cose nuove come l'opener "All my friends are dead" . Ho però un dubbio atroce, vista la presenza della mascolina "Erection", anche loro in sede live adotteranno l'intro del frontman dei Turbonegro? Fischione annesso? Chi ne sa qualcosa è pregato di farmelo sapere. Utile se vi è andata a fuoco tutta la collezione degli originali, che dovreste conservare in una teca ignifuga, idrorepellente e a prova di atomica.

mercoledì 11 giugno 2008

Morlocks / Easy listening for the underachiever [ Go down records ]

Un disco tutto nuovo, dei Morlocks. Se avessi vinto alla lotteria sarei stato meno contento, sono sincero. Non è per i soldi, a chi importa dei soldi? Chi ascolta i Morlocks non ha soldi, e neanche li vuole. Il fatto è che tutte le volte che prendo in mano il disco ( Vinile colorato di rosso, stampa limitata a 500 copie , esatto, come per la ristampa di Emerge ) il mio pensiero corre inevitabilmente a quella sera. Non sono per nulla mondano, e la maggior parte dei concerti mi annoiano, mi deludono, e poi mi stufo facilmente delle spacconate degli artisti contemporanei. Credo però, che per ottenere uno show degno di ciò che rappresenta, bisogna spingersi oltre, essere fantasiosi, ma soprattutto umiliarsi fino al midollo. Quella sera vidi i Morlocks partire proprio con tre pezzi di questo sfavillante nuovo albo, e tutto mi sembrò naturale, molto più naturale del solito. Insomma quante band propongono i pezzi nuovi a inizio concerto? tante , forse tutte. In questo caso però l'evoluzione del suono sembrò così naturale, da giustificare i tanti anni d'attesa. Chiariamoci subito, e lo dico per quelli che pensano che i nuovi Morlocks siano virati verso "un rock americano più radiofonico" ( Non ci crederete ma qualcuno l'ha detto veramente ), questa nuova reincarnazione della band di Koizumi è altamente tellurica. C'è il garage certo, ma è trattato con i fulmini. Il titolo dell' albo ( Semplici ascolti per lavativi ) la dice lunga sul perchè l'attesa sia stata così spasmodica, ma non spiega perchè Leighton sia stato dato più volte per morto, peccato. Dirty red, Sex panther e Teenage head valgono da sole il prezzo del disco e rimettono in pista una band data per defunta. Una leggenda che ritorna.

domenica 20 aprile 2008

Re dinamite / Re dinamite [ Go down records ]

Posso dire, di non essere un ascoltatore particolarmente
impressionabile dalle cafonerie attitudinali che questi Re dinamite spargono ben bene in ogni cosa che li riguarda, devo aggiungere però che oggi come non mai, in Italia, qualche tamarro pronto a sparare riff come un idrante rotto possa solo migliorare la situazione. Questi in particolare mi sembrano perfetti per il ruolo destinatogli.Vengono da Treviso, si presentano come: Vanny r'n'r ( Chitarra ) King Ricky ( Batteria ) e The Zmudah ( Basso e voce ) e promettono guerra alle buone maniere. Affini ad un sound high energy rock'n'roll di band come gli Zen Guerrilla , dimostrano nel loro omonimo albo di possedere un' estetica hard classica polimerizzata con vero amore stoner desertico, insomma gli ascolti di Kyuss e Fu manchu si sentono, e anche quel bubbone da Lemmy Motorhead che li infastidice tanto, difficilmente se ne andrà andando avanti di questo passo. Copertina che più tamarra non si può, speriamo raschino via dalle radio un pò della sbobba inerte che ci tocca subire al lavoro, quando nessuno si è preso la briga di farsi un cd da casa.

martedì 1 aprile 2008

Dirtbombs / We have you surrounded [ In the red ]

Genio non lo è, neanche lo diventerà. Scartate anche la missione " Da Vinci " tanto neanche riesumare lo spirito dell' uomo " D' ingegno " potrebbe fare nulla per Mick Collins. Quindi basta con sta storia della fusione di stili. Non corrisponde a verità la diceria secondo la quale, se un pierino qualsiasi ( Cosa che Mick non è ) polimerizza Bo Diddley con Iggy Pop bisogna necessariamente farlo Papa. Poi vi immaginate che faccia? Un mulatto dal fisico tirato a stecca che se ne va in giro arrapato come un diciassettenne, per i bordelli più rinomati di Detroit, spacciandosi per " The Originator "? Rischia grosso. Questo per per quanto riguarda " Gli intenti ". Poi è chiaro che Mick, fin dai tempi dei Gories ci manda giù di testa con il suo rock, ma accade solo perchè egli risponde continuamente " Presente!" alle sue continue pulsioni da annoiato urbano. Niente di geniale, solo cavernicoli echi che rimbombano nella mente del Collins, sbattono i piedi, per poi eruttare passione. " We have you surrounded " forse in questo senso rappresenta il picco massimo. Personalmente, trovo nel raggio compositivo compreso tra "Ever lovin' man " e " Wrech my flow " il cuore dell' opera Dirtbombs graffiata 2008. Lasciate stare l' opener " It's not fun until they see you cry " , tanto non ha senso ( a meno che vi troviate rinchiusi in un' istituto psichiatrico mentre leggete questa recensione, e questo sarebbe lodevole da parte dei gestori dello stesso, la cultura innanzi tutto.) sbobinarsi la mente con gli stessi vagiti alienati prodotti dai barboni più teatrali della vostra città. Piuttosto ascoltate i cori " neri " di " Every lovin' man " mentre si prendono la responsabilità di impastare quella lametta punk Stoogesiana, della voce di Collins. Rhythm and blues & punk amici per la pelle. " Invisible " è un ragazzo di colore ai bordi di una strada buia, sotto all' unico lampione, mentre si fa beffe della città, ignaro e sprezzante del pericolo. " Sherlock holmes " ( Cover degli Sparks ) è il funerale del ragazzo. Dura la vita di città.

domenica 30 marzo 2008

St. Phillip's Escalator / Endless trip [ Living eye ]

Ok, Zachary Koch si è unito alle live performance dei Chesterfield Kings, Rhytm guitar & Keyboards e allora? Greg Prevost ( Sempre Chesterfield ) li produce e allora? Non è forse meraviglioso vivere in una grande famiglia garage, specie se poi i nipotini sono questi? Adoro questa scena. Detto ciò, ci tengo a precisare che questi St. Phillip's Escalators debuttano subito dopo aver inciampato ( uscendo ), nel gradino dell' aula di " Rock lessons ". Tutta una vita passata sul capitolo " Sixties ", paragrafo " Heavy sixties " di un libro probabilmnete scritto da Dickie Peterson , ti segna. Escono e esplodono. Lo fanno producendo una scia simile ad un' iride capace di evolversi a piacimento verso qualcosa di piu simile ad un fungo atomico. In " Endless trip " si sentono i kinks, vero. Ma vanno a braccetto con i Blue Cheer. Provate ad ascoltare " Cross the line " e ditemi voi se in tutta questa attitudine sixties non covi in realtà un fuoco seventies. Fiamme altissime e indomabili . La chocolate watch band drogata di Amboy dukes. Indolenti come punk all' ultimo stadio di sopportazione della realtà in " In through my head " e " Catching your back " , trovano sfogo nei loro riff piroclastici. Democrazia rock. Fantastico.

sabato 29 marzo 2008

Narcotics / All the purple pussies [ Teen sound ]

Sinceramente, questo " All the purple pussies " dei Bolognesi Narcotics , ero anche disposto a comprarlo a scatola chiusa, cosa che alla fine feci ( dopo l' ascolto di " Love has no time ", cover dei Miracle workers. Non prima ). Credo per colpa dell' impatto chitarristico asprigno e sincero. Oppure forse è stata colpa della copertina da elettroband d' avanguardia. Insomma avete mai visto una composizione di pixel più autoindulgente di questa? Non credo. Muddy George ( Voce e percussioni ) non è Mick Jagger e neanche lo vuole sembrare, gli viene spontaneo. Forse un' infanzia legato mani e piedi alla sedia, nastro adesivo sulla bocca e cuffie nelle orecchie, mentre sul piatto gira Exile on main street. Forse è il rock che si rigenera. Rimane il fatto che l' opener " All the purple pussies " è pura Stones attitude, e cristo se mi piace. Va detto però che la tavolozza dei cinque Bolognesi non propone solo " Rolling painting " tutt' altro. Incastonano in " Fuckin' shootin' star " un giro di chitarra Warsaw (Drawback) in un telaio garage classico ma personale , che da solo li manda al largo dell' isola della banalità. Fiorisce così la primavera garage che anima gli intenti della band, su cui troneggiano influenze eighties, Miracle workers su tutti, e che accompagnerà il disco rimanendo su buoni livelli fino alla fine. Io dico che vi piaceranno.

venerdì 21 marzo 2008

Ray Daytona & The Googoobombos / One eyed Jack [ 66Sixties ]

Ho passato almeno una settimana con " It's not that i don't like " e " Sick and tired " incastonati nel cervello. Mi sono poi ritrovato risucchiato da un vortice vocale, quello che ad ogni vagito di Rosie, bassista e voce occasionale della band, fa stringere i pugni, e digrignare i denti. Perchè fondamentalmente sono un punk, e quella voce è il punk del '77 che fa capolino, Bhu . Per uno come me poi, che sveniva per Siouxie, Cervenka e Poly Styrene, il massimo. Non sono stupito però, insomma Ray ci ha già abituato a questo, e nel nuovo albo " One eyed Jack " ( Quinto per la band Toscana ) sperimenta le sue pozioni surf anni sessanta, su tutte " Trouble pusher " con il punk appunto, quello vero. Non solo questo però, anche sferragliate di garage eplilettico come in " Backdoor baby " e tanta tanta Italica passione!. E' ora chiaro che si possa essere fieri del nostro" rumore ", fieri del riverbero fuzz, quello made in Italy. Un inferno di passione.

sabato 15 marzo 2008

Toilet boys / Sex music [ Dead city records ]

La storia dei Toilet boys è la storia di una città, New York. Ecco, così avrei voluto cominciare il racconto, anche se in verità, la realtà è che i ragazzi toeletta sono quello che sarebbe stata New york, se si fosse ubicata nel bel mezzo di una sfigatissima campagna. Certamente sono e si sentono del tutto e per tutto Newyorkesi doc, e lo sono profondamente in un certo senso. Se ne accorse anche Debby Harry, che gli scelse per aprire gli show dei suoi Blondie agli albori della scena, rimanendone una fan sincera. Lo dimostra il fatto che la prima traccia dell' albo tale " Sex music " vede un intro nella quale la stessa Harry richiede un brano dei Toilet ad una radio locale. Puro supporting innamorato. Del resto questi ragazzi si fanno voler bene, se pensate che persino una band del tutto mainstream come i Red hot chili peppers se li è portati a spasso per il globo, adorandoli. A sette anni dall' ottimo " Toilet boys " licenziato dalla Masterplan, " Sex music " comprime ancora una volta su disco l' anima indomita della band. Un' entità in reggicalze tutta " New York dolls & Rock'n'roll glam ", dall' anima autonoma. Sentite il piglio di " Nothing to lose " e sballate con Miss Guy. Riaprite il CBGB'S per un attimo con " Carbona not glue " ( Ramones cover ) e ditemi se band cosi non meritano se non un successo deciso, almeno un seguito appassionato e presente. Ma oggi, 15 marzo 2008, il seguito e l' amore " di maniera " va verso altre scene , altra spazzatura, per cui se non altro, ascoltando i Toilet personalmente mi assale un orgoglio ed un rispetto genuino verso tutta la scena sommersa , che con ( forse ) inutile profitto continuo a portare avanti in questo semplice blog.

venerdì 7 marzo 2008

Lords of Altamont / The Altamont sin [ Easy action ]

Fate caso alla parola " Fast ". Presente in ben tre dei tredici titoli che compongono l' albo, racchiude in quattro lettere lo spirito di questi Lord tutti motocilcette e donne di pelle vestite. Veloce. Come la California, popolata di scattanti e mai immobili esemplari umani dotati di una spiccata mania di protagonismo ( troppi beach party e limbo challenge da spezzarsi la schiena per starsene nel letto ) . Come, Jack " The preacher " Cavaliere . Ex Untamed youth e organo dei Bomboras ( Si narra che all' arrivo del ardimentoso Jack negli ultimi, qualcuno abbia deciso di cambiare aria.. ) e capace di plasmare la creatura Altamont, a propria immagine e somiglianza. Oh bhe, in compagnia dell' amico Michael Davis ex MC5 e Johnny Devilla ( già con lui nei Bomboras) ma solo in compagnia, sia chiaro. " Altamont sin ", terza prova e prima per l'etichetta Easy Action è un vero collage di influenze rock amalgamate ad un composto garage che dona loro identità. Un pò quello che fanno da McDonald's ma con molto più mestiere e passione. Non rendo l' idea? Ok, la loro intro è nientemeno che " No love lost " dei Joy Division frullata in un vecchio moulinex con fulmini, riverberi e un lime. Va già meglio vero?. In buona forma lo starter esplode il suo colpo, i motori rombano, " Faded black " e " Gods & monsters " hanno una gran voglia di mandare nel burrone la vettura avversaria a suon di garage-punk. Riuscendoci. I nostri poi guidano un sidecar truccato con ogni sorta di libidine da meccanico. In " A gun called justice " mostrano la carrozzeria aerografata Cramps con sorriso sprezzante ed ignaro. In " Living hell " lasciano le mani dal volante e si propongono in una mostra della propria fisicità degna solo del signor Iggy Pop. Chiudono con " Don' t slander me " di Rocky Ericsson.
Sento ancora la puzza di pneumatico bruciato.

sabato 1 marzo 2008

Bloodlights / Bloodlights [ Mate in germany ]

Nelle sue parole, riconosco la voglia matta di tornare ad incendiare i palchi di mezza europa, dopo la dipartita dei Gluecifer. Nella prima prova dei suoi Bloodlights c'è tutta l' adrenalina per mettere su un altro show, e divertirsi ancora come dei matti. Ma qualcuno mi deve spiegare perchè Captain Spoon abbia avuto tutta questa fretta. Insomma per dirla tutta, dimenticate i Gluecifer, e Biff Malibu' ( Che Dio ti benedica ) , pensate piuttosto ad un Punk'n' roll spesso irrobustito da chitarre heavy come da coretti melodiosi, in pratica, una barba mortale. L'opener " Where the stars don't shine " forse il miglior pezzo del lotto, risce a mantenere il tiro alto senza slegarsi troppo, anche se risulta inevitabile un immediato appunto sulla mancanza lampante di personalità e d' impatto, che per questa tipologia di rock sono tutto, comunque tranquilli le cose peggiorano. Si riparte con il riff addormentato di " Bloodlights " vagamente?! Stone age , dritti verso un ritornello melenso che non porta da nessuna parte se non sotto le coperte. E pensare che con le note iniziali di " Addiction " mi è sembrato quasi di intravedere una bolla d' aria, in realtà era uno spartito Motorhead, farcito da melodia punk scaduta da qualche giorno. Il disco, ve lo dico in amicizia, non decollerà mai, e io potrei continuare a parlarvi di quanto sia scontata questa roba. Ma non lo farò, me lo ha chiesto in sogno un certo Biff Malibù.

domenica 17 febbraio 2008

The Solution / Will not be televised [ Wild kingdom ]

Ed il bello è che credono di essersi sbarazzati di noi!. Ad ogni modo, non crediate che vagonate di mainstream e indie rock da copertina ci abbia cancellato dalla faccia della terra, belli, non ci vedete ma ci siamo! E ci teniamo anche continuare a farci gli affari nostri. Per chi legge attentamente questo blog impopolare, saprà che Scott Morgan è uno dei nostri. Un eroe? no. Un musicista, di quelli coerenti. Quelli che mi piace immaginare in un pub fumoso di periferia, mentre incendiano l'aria. Nel suo caso, con la Sonic rendezvous band, con i Rationals o con gli Hydromatics oppure seducendo le masse ebbre, con il Detroit soul completo di tromba e cori femminili, ( neanche fossimo ad una di quelle processioni religiose nere, colme di: Alleluya! Alleluya! ) dei Solution appunto. Senza contare, che il progetto comprende anche la presenza di un certo Nick Royale ( Hellacopters ) e che in questa seconda prova la produzione risulta impeccabile e l' appeal immutato. Vinile limitato.

mercoledì 13 febbraio 2008

Stu Thomas / Devil & Daughter [ Bang ]

Credo sarà capitato spesso anche a voi di sentirvi svuotati come un tubetto di dentifricio spremuto, può capitare per tanti motivi, è normale . Ieri per farvi un esempio stavo ascoltando per l' ennesima volta " Heavy deavy skull lover " steso nel letto con la luce spenta, quando la puntina smise di emettere suoni senza avvisarmi. Non ero preparato. Ero intorpidito e " Terminato " come un Ghoul sfinito dal contrappasso mentre accarezza la brezza calda dell'inferno. Quindi, mangiai un panino e lessi un pò. Ma non era quel che volevo, insomma un panino con cotto e maionese non può fare nulla contro tutti quei demoni e spettri che ancora schernivano le mie meningi. Se almeno la maionese fosse scaduta, pensai, niente. Neanche un' arma batteriologica dalla mia parte. Mi sentivo perduto, mentre scorgendo con la coda dell' occhio tutti gli oggetti della mia stanza notai Stu che mi fissava come un vassallo dagli occhi a stella. Lo cacciai sullo stereo senza premura, lo volli prepotentemente, sperando chissà quali soluzioni e quali placidi mondi potesse edificare. Per carità, l'introduttiva " It's really nothing " è quello che tutti vorremmo ascoltare in una luminosa domenica mattina post-sbornia, oltre che un singolo splendido, ma non per questo fa al caso mio, non se sei in ebollizione. Con la seconda Stu fa centro! e che Dio lo benedica anche per tutte le traccie che la seguono. All' impatto con " Light & Shadow " ogni ustione viene mitigata e l' onomatopea : FFFFFFSSSSSSSShhhhhh si fa largo come un rigagnolo di fumo bianco distensivo fra tutta quella calda desolazione. Diavolo e figlia a spasso per i miei inferni, riflessivi e complici nel commentare ogni mia disgrazia ed ogni fortuna. Quasi amici miei, per una volta. Su tutto questo il signor Thomas di Melbourne e la sua voce baritona scandisono un paesaggio continuamente sconnesso e disturbato da repentine e fulminee interferenze visive raffiguranti spesso un Johnny Cash mai così padrone della vallata. Della partita anche Claire Moore ( Moodists ) Anna Burley ( Killjoy ) e Mike noga ( The Drones ).
Notturno.
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