lunedì 29 ottobre 2007

Cynics / Here we are [ Get hip ]

Questa volta mi hanno rapito.
Mi hanno ficcato dentro una stanza buia, poi hanno usato delle cuffie giganti per somministrarmi suoni che stanno in bilico tra il garage più scialbamente fuzz che abbiate mai sentito, ed il fischiettare di una fisarmonica dal ritmo ovvio come la colpevolità della Franzoni ( Omicidio di Cogne, per chi non fosse di questo pianeta ). Infine, hanno acceso la luce. Ricordo solo che un saltimbanco mi chiese:
Ti è piaciuto quello che hai ascoltato? Sei fortunato sai, continuò il buffone, hai appena avuto l' opportunita di ascoltare cosa sarebbe stato Bob Dylan se un giorno si fosse scoperto Fuzz-man durante un programma di quelli in onda alla domenica, quelli per le famiglie. Cosa volete che vi dica, io mi ricordo che i Cynics di Rock' n ' roll sradicavano l' intonaco dai muri, e oggi li ritrovo maturati nel far sgocciolare lentamente essenze folk e acustiche all' interno di un composto fortemente garage. Godetene

domenica 28 ottobre 2007

Witchcraft / The Alchemist [ Rise Above / Self ]

Buona parte della nuova " cricca " giornalistica che affolla le pagine delle riviste più blasonate, sia in internet che nei cartacei, vi dirà di desistere, che il genere ha già detto tutto, che è solo un buon disco, nulla più . Voi, invece di pensare: " Bhe, se lo dicono loro che hanno esperienza, un motivo ci sarà " fate una cosa, interrogatevi. Richiamate a voi tutti i pensieri più belli, quelli da pelle d' oca e chiedetevi cosa rappresenti in realtà il rock oggi per voi, non per loro. Poi sballate ogni giorno con questo disco, correte sul filo rock e se la mente torna indietro nel tempo, sarà solo perchè vuole stringere la mano alla nuova era rock. Aimè sommersa da chili di Hype irritante e mainstream. Nel 2007 un' anima rock pura ha la possibilita e il dovere di scindersi dal gregge, come una congrega oscura vivere di notte e urlare la verità dentro al pozzo della mistificazione. I Witchcraft saranno i vostri nuovi idoli. Svedesi, Sinceri, duri e rock. Con i Pentagram nel cuore ed un suono vintage che da solo fa venire voglia di comprare ogni loro produzione in duplice copia. L' alchemista gode di un tiro Sabbattiano e di spiritualità espansa, umile qualità capace di donare ad ogni nota dell' opera la credibilità necessaria per entrare nel sogno. L' opener " Walk between the lines " è una passeggiata scrosciante a ritmo nostalgico, mentre le chitarre rilasciano riff cangianti nell' aria, l' eco plasma il tutto per le nuove generazioni. " Crimson was your color " aumenta il passo e richiama gli adepti, mani conserte in preghiera, dritti verso l' obbiettivo. La rinascita del rock, quella del signore, padrone dei nostri stimoli più oscuri. " Hey doctor " è un salmo da cantare con la foto di Ozzy in una mano e una candela nell' altra. Insomma, guardatevi dentro e confrontatevi con l' alchemista, le porte del paradiso rock si apriranno di conseguenza.

venerdì 26 ottobre 2007

The Hydromatics / Earth is shaking [ Suburban records ]

Io posseggo Powerglide, il precedente albo della band e me ne vanto.
Non sono nè mai sarò un feticista materialista attaccato ai dischi di difficile reperibilità, ma una mattina svegliandomi, mi accorsi che un pacco ai piedi del mio letto conteneva quasi tutto il catalogo dell' Italiana Freakshow records. Inizialmente esclamai: Yeaahh ! ma poi mi riaddormentai, ero in ferie. Ora, voi penserete che quel pacco mi fu spedito da un fantasma, visto che la Freakshow records era già defunta all' epoca, invece quel pacco suggellò un' amicizia che dura tutt' ora. Gli Hydromatics io li ho conosciuti così, apprezzando in primis chi, con notevoli sforzi volle prepotentemente per l' Italia questa produzione, anche se poi le cose non andarono propriamente bene. Oggi Scott Morgan detto anche l' uomo dei mille progetti ( Rationals , Sonics rendezvous band etc etc ) rimette in piedi l' idrovortice con una telefonata alla Suburban records e tanta grinta. Come nelle precedenti prove il suono della band viaggia attraverso un cavo elettrico che va da Detroit ad Amsterdam, scuotendo le fondamente al proprio passaggio. Apre le danze " Standin' at the juke ". Primo ascolto e salti giù dalla sedia, chiedendoti se in realtà gli Hellacopters invece di sciogliersi abbiano deciso di tornare sotto falso nome e riproporre il loro repertorio degli albori ma con più coscienza dei loro mezzi. " Streets of amsterdam " e " Funball" se possibile alzano la posta in gioco, puntando tutto sulla macchina più scassata e sferragliante, vincendo. Notevoli anche le cover , " All down in line " ( Stones ) e Baby jane ( Otis Clay ). Se ne capite qualcosa di rock, questo disco ce l' avete già in tasca.
Nulla da aggiungere, se non due parole: Comprare e ascoltare.

martedì 23 ottobre 2007

Baby woodrose / Chasing rainbows [ Bad afro ]

Una delle cose che preferisco quando ascolto rock ( oltre al riconoscimento ed alla libidinosa goduria auricolare ) si materializza con la rappresentazione degli stati d'animo. " E' una pustola lisergica " scrisse Slania, cliccando con vigore sulla propria tastiera, come se tutti quei piccoli quadratini fossero tanti acidi azionabili per contatto. E avrebbe avuto ragione, qualsiasi cosa avesse inteso . Spesso, mi capita anche di intendere la grandezza di un' opera dalla luce ingenua e cangiante che deborda dalle parole di chi la decanta, soprattutto se chi lo fa non è uno sprovveduto e ama con sincerità. Insomma Lei stava ascoltando i Dragontears di 2000 Micrograms from home ( Progetto Psichedelico di Lorenzo Woodrose ) e sparlava, anzi descriveva visioni simpatiche e giocose, ancor di più se paragonate ad un' attacco da parte di sanguisughe aliene. I Dragontears appunto, proprio loro, o meglio il progetto in sè ha cambiato le bombe a mano in fiori profumati nelle mani dei Woodrose. Io non credo in buona forma che questa virata " santonica " sia solo il frutto di un cambiamento di stile, o del raggiungimento del mantra, anzi, la decifro piuttosto come una di quelle migliorie che rendono eterni. Mentre fiori d'arcobaleno vestiti poggiano su di un manto nero piatto, l' opener " Someone to love " è servita. Guarnita di psichedelia garage pacifica, per giunta. Petali freschi e dorati dal riverbero solare sembrano, anche nella successiva " I'm gonna make you mine " voler coinvolgere, ammantare, concupire quante più menti possibili sotto il cielo del rock. Devo dire che questo tipo di gusto/godimento intenso non lo sentivo mio, dall' ultimo Embrooks, Yellow glass perspections, e che comunque la vogliate mettere la cosa appaga enormemente. Se poi vogliamo negare il fatto chei i sei minuti abbondanti di " In your mind " rapperesenato un vero Garage-mantra allora bhe.. ( Tra l' altro la traccia se assunta in stato di pace interiore consente la conoscenza mediante telepatia dei 13th floor elevators, senza che però ti autografino i dischi ). L' omonima "Chasing rainbows " aggiunge il pepe necesssario per stabilire quell' equilibrio alcalino proprio del capolavoro, e lancia verso l' oscurità dilatata e umida di " No more darkness " e " Dark twin ". C' è del godimento sottile e delicato nelle note dei nuovi Baby woodrose, è impastato con la cenere delle roccie scalfite dai vecchi fulmini. Godetene.

sabato 20 ottobre 2007

Crass / Stations of the Crass

Quando tanti anni fa entrai in possesso di best before , lo feci spontaneamente, senza una particolare conoscenza nè dei Crass nè di quello che avrebbe comportato quest' abbuffata di nero, un nero goliardico e strafottente. Ero solo un cucciolo punk nella grande Parigi, che ai mei occhi nichilisti risultava poco più di un ammasso multietnico rozzo e di cattivo gusto. Forse è anche per questo che scrissi all' ultimo piano della Tour Eiffel che non ne potevo più della loro merdosa città. Fù una sorta di abbraccio mistico con il nocciolo della questione, la questione che stavo cercando era rappresentata dal senso delle cose. Perlomeno i Crass mi strinsero a loro come una madre sincera e mai bugiarda, o forse fui proprio io che vidi nelle loro gesta qualcosa da amare. Di fronte; un mondo che volevo scorticare con le unghie delle mani e dei piedi, nel cuore; la rabbia dell' incoscienza adolescenziale, la più pura. Stations of the crass è il più grande disco punk di tutti i tempi. La sua forma non è usuale, nasce spontaneamente come una costruzione musical-dadaista, basata sul parlato e sullo sputato, ma trae vigore dal dolore, dall'orrore e dai crimini continui a cui la società ci sottopone ogni giorno, Stations of the crass rappresenta la stessa emozione che si prova nello sputare sullo schermo del vostro televisore al plasma durante il Tg di Emilio Fede. Una serie infinita di filastrocche disperatamente esposte a perdifiato, pronte a incanalarsi per comporre il bignami dell' irriverenza. E' il punk che si presenta. I Crass sono anarchici e pacifisti, vivono in una comune e non fanno prigionieri, neppure nei loro simili. La frase " Well the name is Crass, not Clash" tratta da: " White Punks On Hope " mette in chiaro le cose, e oltre a dichiarare il credo anarchico della band, rappresenta l' inno punk mai andato in classifica più rilevante di tutti i tempi. Nella strepitosa " Darling " i nostri si fanno beffe dell' intoccabile aura eroica, e di tutto il mondo che ruota attorno alla parola " Eroe" , ridacchiano frasi come " Hello hero, hero hello. Hello hero, Hello hello!!!" fanno dispetti mentre raccontano la cloaca mondiale. Dai forza, sradicate immediatamente dal vostro stereo, il comparto adibito ai cd, prendete quella copia ingiallita di Sandinista! ( tanto lo conoscete a memoria ) lanciatela dalla finestra e ficcateci Stations of the crass. Forse scoprirete di essere veramente punk.

domenica 14 ottobre 2007

Seminal rats - The Essential / Proton Energy Pills - Rocket to Tarrawanna.

"We run an independent record label called Bang! Records, operating out of the famous Basque Country. My aim has been to release THEE greatest and Thee most explosive rock'n'roll records onto the waiting world." Gorka.

Quelli della bang sono così, istintivi, umorali, proprio come piace a me. Ho deciso di aprire l' articolo con le parole di Gorka, perchè mi andava di rendergli merito, e poi perchè c'è poco da girarci attorno, questi spagnoli sono concreti, e vivono e mangiano rendendo merito all' arte dell' istinto, il vero rock. Oggi ammaliano la mia vista con due perle di vero umus Australiano, e se seguite da tempo il blog ( calcolate che non ho fatto ancora un anno) vi sarete resi conto del rapporto che posseggo con la terra dei canguri. Avete oggi l' opportunità, se non avete mai ascoltato un disco dei Radio birdman, di impiccarvi o di capire cosa significhi la parola " underground Australiano ", di sentire l' odore di quella terra, l' odore della selvaggina. I Seminal rats sono di Melbourne ma suonano come una band di Detroit, immaginate il godimento: Australian meet Iggy. I riferimenti di questa band storica sono quelli di genere per quanto riguarda l' Hi - Energy punk, ovvero Birdman e Stooges , infettati da mille altre seminali spore punk continentali. The essential Seminal Rats rappresenta una vera enciclopedia sonica formato deluxe, con tanto di confezione rigida e libretto esplicativo sulla loro carriera dal 1984 al 1991. Da avere in ogni famiglia rispettabile. Vi ricordate gli Hard-ons? ecco. ora prendete la presenza di quella band multietnica, spolverate il tutto con un ritmo alla non stop-girls ma rallentato da un incedere che flirta con il grunge, e avrete i Proton energy pills. Allacciati tanto ai Birdman quanto ai mudhoney, rappresentarono l' oscurità grunge nella terra del sole selvaggio, senza mai disdegnare nè l' impatto nè la sensibilità, di band come Husker-du e Dinosaur Jr. Messe a nuovo dai ragazzi della bang ( il disco in vinile della Waterfront Records, è ora digitalizzato e pronto per la divulgazione ) oggi rivedono la luce perle calibro di " Less than i spend " e " survival ". Se tenete al rock come ad un figlio, bhe ficcatevi in testa questi suoni di pura urgenza seminale incontaminata.

domenica 7 ottobre 2007

The Specimens / Jazz brutus

Le sfaccettature, i margini di miglioramento, le influenze ed il luogo d'appartenenza. Insomma l' a,b,c dei fattori da considerare per un recensore che sta edificando un mondo, sembrano in questo Jazz brutus ancora più marcati. Quasi fosse un opera da dare in pasto a tutti gli aspiranti recensori, ed il mondo ne è saturo. Opera di scrematura direi. Se calcoliamo poi il fatto non trascurabile che i particolari fanno la differenza, possiamo con assoluta certezza dire che senza certi sentori la differenza non la fai. Parlo dell' Australia, ovviamente. Si, è vero che il progetto The Specimens cresce in maniera esponenziale, e la qualità del composto fa lo stesso senza indugio alcuno, ma credete veramente che sarebbe stata la stessa cosa senza lo spirito selvaggio Australiano?. questa volta sono categorico, no. Delizia per palati fini e per ebeti senza speranza, il riconoscimento dell' Australian way of rock al primo ascolto , nobilita e gratifica. Specie, se come in questo caso nella mischia torbida il suono mantiene una certa rotta nordica riconducibile a loro, si loro, i Turbonegro. E' un lavoro di cesello e manualità artistica, è come un buon piatto di cucina ricercata. Con una portata centrale death punk, addolcita e impreziosita dai sentori della terra brulla. Le spezie Radio Birmania e saints trattano il composto in modo da condurlo verso una nuova portata originale. Poi, chi se l' spettava la cover di " walked in line " come ammazzacaffè ??
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