sabato 19 dicembre 2009

THE MOVEMENTS - The wolrd, the flesh and the devil [Alleycats records]


Premettendo che una copertina cosi, il formato vinilico l'avrebbe tramutata in opera d'arte, mi chiedo come mai la Alleycats non si dia una santa mossa e cacci fuori i soldi per promuovere queste band deliziose in formato 33 giri. Forse non sa che in giro ci sono pazzi come me o come voi che leggete quello che scrivo con sottobraccio una copia di rugoso e solido vinile, chissà. I Movements li conosciamo tutti ( vero?!), grandissima band Svedese dalle forti tinte sixties, o come si autodefiniscono " Influenzati da space-rock, psychedelia, punk, kraut e molto altro" praticamente tutto. Invece io oggi vi dico una cosa ben diversa, o meglio in parte diversa. In questo nuovo lavoro la psichedelia come al solito è presente a fiumi, ma è l'unica volta che mi capita di sentire una band Svedese con somatiche così Australiane. Si si avete capito bene e se non vi fidate ascoltate l'opener " How long is too long " sembrano i Vistors ( Che Dio li benica ) sotto trattamento LSD, e poi non ditemi che " Approximitly within 24 hours " non prende a piene mani dal repertorio Birdman, perchè divento furente. Il punk è qui adottato come collante per saldare per benino tutte le derive underground di cui " The World, the flesh and the devil " è stracolmo, che si parli di psichedelia pura o di garage-rock sopraffino. I Movements oggi, riescono a calcolare la giusta dose degli ingredienti con sorprendente sapienza dando vita ad un lavoro riuscitissimo sotto molti profili, uno su tutti la compattezza, e a giudicare dalle premesse non era così scontato. La profezia del terzo albo si è manifestata ancora una volta.


martedì 8 dicembre 2009

THE SETTING SON - Spring of hate [Bad afro]


Uno dei motivi per i quali considero il rock al pari di una religione, è rappresentato dal miracolo. Non fraintendetemi, i Setting Son non sono un miracolo ( o si?) mi riferisco piuttosto alla provvidenza rock, capace di presentarsi nel momento del bisogno con in mano la soluzione. La soluzione ( per le mie sinapsi ) oggi si chiama Spring of hate, e me l'ha portata il fato, vestito da fata hippie con tanto di margherite splendenti tra le orecchie. Il secondo album della band nordica mette subito le cose in chiaro fin dalla sleeve, la quale sembra voler ribadire con forza due concetti: peace e ancora peace. Sebastian Kristiansen oggi è un artista maturato, capace di virare il suono del primo Self titled album, ancora fortemente ancorato alle dinamiche di genere , verso una psichedelia sognante ma mai snaturata dalla sua indole garage. Una prova compatta (12 traccie in 36 minuti ) capace di esordire con un singolo "Dreamy" come Soulmate ed inserire pezzi deliziosi come Spring of hate , Fool my heart e Obsession in un tracciato quasi etereo. Forse, Spring of hate è davvero la colonna sonora per l'ascesa verso un paradiso garage popolato da creature pacifiche.
Related Posts with Thumbnails