Uno dei motivi per i quali considero il rock al pari di una religione, è rappresentato dal miracolo. Non fraintendetemi, i Setting Son non sono un miracolo ( o si?) mi riferisco piuttosto alla provvidenza rock, capace di presentarsi nel momento del bisogno con in mano la soluzione. La soluzione ( per le mie sinapsi ) oggi si chiama Spring of hate, e me l'ha portata il fato, vestito da fata hippie con tanto di margherite splendenti tra le orecchie. Il secondo album della band nordica mette subito le cose in chiaro fin dalla sleeve, la quale sembra voler ribadire con forza due concetti: peace e ancora peace. Sebastian Kristiansen oggi è un artista maturato, capace di virare il suono del primo Self titled album, ancora fortemente ancorato alle dinamiche di genere , verso una psichedelia sognante ma mai snaturata dalla sua indole garage. Una prova compatta (12 traccie in 36 minuti ) capace di esordire con un singolo "Dreamy" come Soulmate ed inserire pezzi deliziosi come Spring of hate , Fool my heart e Obsession in un tracciato quasi etereo. Forse, Spring of hate è davvero la colonna sonora per l'ascesa verso un paradiso garage popolato da creature pacifiche.
2 commenti:
nuovi strokes crescono
Sinceramente, sono due band agli antipodi :-)
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