E fu così che una band, da sola, prese per la mano l'esercito punk, che ormai smarrito aspettava solo una voce, un anthem, con occhi e orecchie verso Madrid. I muletrain di " crashbeat " sono melodia e crudezza, speranza e odio, anthem e pogo, un mix che da tempo aspettavo. Diversi, certamente diversi dall' esordio, qui il grido secco di battaglia cresce e diventa anthem, appunto. " Gimmie gimmie gimmie rejection ! " urla Mario nella traccia d'apertura, e come dargli torto? nel 2009 come potremmo?. Il fatto è che in "walking venom" sembra di avere di fronte i primissimi Turbonegro, e la gioia si fa tripudio, immediatamente. Tematiche punk, di rivolta e disillusione, continuano incessanti come nella gioiosa "White lies"come in "Urgency" . Musica terapeutica ( Oggi a maggior ragione ), credetemi.
martedì 26 maggio 2009
lunedì 25 maggio 2009
SMALL JACKETS - Cheap tequila [Go down ]
Gli Small Jackets sono la più grande boogie hard-rock band Italiana in circolazione. Stop. Capaci in passato di sfoderare colpi da k.o tellurico come " Walking the boogie " ( qualcosa che nel 2006 fece gridare al miracolo ) e di performance live dagli standard sempre altissimi. ( Questo non tutti lo sanno e ci tengo a precisarlo). Oggi nel 2009 decidono di piazzare il colpo di classe, di completare la loro virata Detroitiana, di scendere a patti direttamente con i loro maestri; i Grand Funk Railroad. Tequila a buon mercato, annuncia il titolo del nuovo albo, per i nostri eroi Romagnoli, forse anche grandissimo rock a buon mercato ( Visto i prezzi che girano ) ma non solo questo. I "Giubottini" questa volta per registrare il disco sono volati in Svezia, da Chips K (Sator) e Henryk Lipp , coppia di produttori già di Hellacopters e Nomads, capaci di indicare alla band la via per le sonorità della motor city. Grandissimi quando avanzano con il loro boogie trotterellante in " Long Way Home " , deliziosi quando salgono sul piano degli ultimi Hellacopters ( Quelli di "Rock'n'roll is Dead" ) in " Sweet lady ". Trascinanti negli l' anthem ( Perchè di questo si tratta ) come su " Listen to the Rock ". In chiusura, nota di merito persino per la cover di " Are you ready " neanche a farlo apposta dei Grand Funk Railroad. Disco Italiano dell' anno.
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NASHVILLE PUSSY - From hell to texas [Steamhammer]
Ieri sera ascoltando Apocalypse dudes dei Turbonegro ho compreso From hell to texas dei Nashville pussy, strano il rock, se lo ami le soluzioni alle tue domande arrivano da sole. Ora, premesso che trattasi di due band strutturalmente differenti, ciò che mi colpì fu come il percorso artistico dei primi in un certo modo si stesse verificando anche per i secondi, e lo stesse facendo ora, mediante un percorso di lento appiattimento del primo standard compositivo, causa per la quale il passaggio non fu immediato come per i TRBNG, ma andiamo per gradi. Pensate a “ Let them eat pussy “ il primo albo dei Pussy oppure focalizzate l’attenzione sul secondo “ High as hell “ converrete con me che trattasi di albi da una potenza e soprattutto urgenza notevole, in certi tratti persino motorheadiana. Bene, ora spostatevi ad Oslo sponda Turbonegro, ricordate quando inventarono il death punk? Grazie a due album memorabili come “ Hot cars & spent contraceptives “ e soprattutto al fondamentale “ Ass cobra “? Spero di si. Il passo successivo è molto semplice, osservare le evoluzioni adottate dalle band in questione.I TRBNG inaugurarono il trio dell’ apocalisse con appunto Apocalypse dudes, Scandinavia leather e Party animals, ma i nashville ? cosa fecero i nashville? Semplice, rimasero sugli stessi standard iniziali, solo con molta meno verve e una sensazione più o meno espansa di fiacchezza. Sapete qual’ è la novità? Oggi i nostri pongono rimedio con “ From hell to texas “ e lo fanno mettendo in primo piano al contrario dell’hard-glam adottato dai cugini di Oslo , la loro vena southern rock, vena da sempre presente ed ora valorizzata in piena forma dall’ incedere indolente di “ Lazy jesus “ nell’affascinante “ Stone cold down “ e nei riff di “ I’m so high “. Rimandando al fuoco degli esordi con l’opener “ Speed machine “ ( che non sfigurerebbe in “High as hell” ) e mediante la spaccona “ Drunk driving man “. Insomma è giunta l’ora di tornare a comprare i dischi dei Nashville pussy
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martedì 19 maggio 2009
PACK AD - Funeral mixtape [ Mint records ]
Ad una primissima distratta disamina, percepii solo un certo incedere tipico delle band dedite al detroit sound. Quella stessa cadenza più che trentennale, artefice di recente delle fortune dei White Stripes. Questo e poco altro. Sbagliando. In realtà, ben presto mi accorsi di quanto il progetto di queste due canadesi potesse contare su di un afflato ben diverso. Giubbotti di pelle, birra e genuinità, sono sempre una buona base di partenza, diaciamo pure quella che empaticamente fa la differenza, soprattutto se paragonata ben altri approcci radical chic. Becky (Voce e chitarra) e Maya (batteria) sono due Rocker, questo è certo come la morte. Basta visitare il loro sito per capirlo, dove a fianco dei video della loro "2 woman band" ve ne è anche uno, abbastanza goliardico per la verità, nel quale le due ragazze dimostrano il livello di conoscenza l'una dell'altra (Maya con la maglia degli Iron Maiden, e birra pronta per essere rovesciata sul tappeto), superando la prova brillantemente. “We are not a blues band, even though people keep putting us there” says Maya “We both love the blues, but we are a garage rock blues group”. Tutto verissimo aggiungo io, se associato ad una certa profondità blues, che cresce più ci si addentra nel dolce fuoco di 'Funeral mixtape.
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JIM JONES REVUE / Jim Jones revue [ Punk rock blues ]
Vedere quel cadavere, sentirne il fetore, è sempre stato molto confortante, almeno per me. Potrete quindi immaginare il mio rammarico all’ avvenuta putrefazione degli organi in anno 2008. Era chiaro fin dai primi vagiti del nuovo millennio, che la verve somministrata dagli artisti piu genuini non poteva, per quantità, sopperire ai fabisogni di un corpo in decomposizione, ma bastava per conservarne un ricordo onorevole. Abbrustolito dal tubo catodico, perennemente sintonizzato su x-factor, del rock rimasero un cumulo di ossa. Questo in sintesi il succo del discorso affrontato proprio ieri sera con un caro amico, presi entrami da una seria patologia del distacco. “ Secondo te chi è il parrucchiere di Morgan ? “ domandai per stemperare la rassegnazione, senza ricevere risposta. “ Jim Jones!! Diavolo di un diavolo, lo pettina con la voce! “ mi autorisposi, suscitando ilarità, ma non solo, forse anche un pizzico di speranza. Infatti per chi non lo sapesse c’è un tizio, uscito quest’anno che si presenta esattamente come “Il messia rock’n’roll” possedendone tutti i crismi, e non accadeva da quando Lux si mise a svolazzare come un umano volate. Immaginate Jerry Lee Lewis, si quello di great ball of fire, caricato a plutonio bombardare la nostra sfiducia, saltellando e roteando contemporaneamente, come se fosse sui carboni ardenti. In realtà la Jim Jones Revue non è altro che la nuova creatura dello stesso tipo conosciuto per la propria militanza in band come Thee Hypnotics e Black Moses, non un pazzo qualsiasi, uno che i gradi di “svitato” se li è guadagnati sul campo. Tanta carica bluesman anni cinquanta ma anche tantissimi Sonics dentro il debutto di questo figuro, che risolleva da solo l’orgoglio rocker generando nuovamente baldanza fra i suoi adepti. Credo di aver visto anche un cumulo di ossa ballare, ma non sono sicuro fossero le spoglie del rock, forse era soltando un povero cristo scomparso negli anni cinquanta in adorazione.
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