Ieri sera ascoltando Apocalypse dudes dei Turbonegro ho compreso From hell to texas dei Nashville pussy, strano il rock, se lo ami le soluzioni alle tue domande arrivano da sole. Ora, premesso che trattasi di due band strutturalmente differenti, ciò che mi colpì fu come il percorso artistico dei primi in un certo modo si stesse verificando anche per i secondi, e lo stesse facendo ora, mediante un percorso di lento appiattimento del primo standard compositivo, causa per la quale il passaggio non fu immediato come per i TRBNG, ma andiamo per gradi. Pensate a “ Let them eat pussy “ il primo albo dei Pussy oppure focalizzate l’attenzione sul secondo “ High as hell “ converrete con me che trattasi di albi da una potenza e soprattutto urgenza notevole, in certi tratti persino motorheadiana. Bene, ora spostatevi ad Oslo sponda Turbonegro, ricordate quando inventarono il death punk? Grazie a due album memorabili come “ Hot cars & spent contraceptives “ e soprattutto al fondamentale “ Ass cobra “? Spero di si. Il passo successivo è molto semplice, osservare le evoluzioni adottate dalle band in questione.I TRBNG inaugurarono il trio dell’ apocalisse con appunto Apocalypse dudes, Scandinavia leather e Party animals, ma i nashville ? cosa fecero i nashville? Semplice, rimasero sugli stessi standard iniziali, solo con molta meno verve e una sensazione più o meno espansa di fiacchezza. Sapete qual’ è la novità? Oggi i nostri pongono rimedio con “ From hell to texas “ e lo fanno mettendo in primo piano al contrario dell’hard-glam adottato dai cugini di Oslo , la loro vena southern rock, vena da sempre presente ed ora valorizzata in piena forma dall’ incedere indolente di “ Lazy jesus “ nell’affascinante “ Stone cold down “ e nei riff di “ I’m so high “. Rimandando al fuoco degli esordi con l’opener “ Speed machine “ ( che non sfigurerebbe in “High as hell” ) e mediante la spaccona “ Drunk driving man “. Insomma è giunta l’ora di tornare a comprare i dischi dei Nashville pussy
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