domenica 16 settembre 2007

Big black - Atomizer

Ho pensato parecchio al problema, ed infine ho realizzato che la vostra è solo paura di rimanerci invischiati, senza poter uscirne. Oh bhe, è una paura più che comprensibile visto la mole di tagliole uditive seminate all' interno dell' opera, diciamo piuttosto che la proiezione di voi stessi post assiduo ascolto possa essere semplificata da un' immagine, ovvero quella di una volpe immobilizzata da 4 tagliole ( una per zampa ) a sua volta rinchiusa in una stretta gabbia ferruginosa ed arrugginita, senza contare che voi ( la volpe ) in quel preciso truce momento state ridendo di gusto. Follia da dolore. Spesso la stampa nostrana, per pubblicizzare la bontà di un lavoro, sottolinea a caratteri cubitali la presenza di Steve Albini in sala di produzione. Ve li immaginate questi imbellettati manager o chi per loro, nell' atto eiaculativo di dover annunciare Steve a monte di un' opera? Come dire: Briscola!. Certo, il signor Albini è senza ombra di dubbio un ottimo produttore, ma voi ricordereste Maradona per la coca o per le sue velleità calcistiche? Discorso chiuso. I Big black fannno sul serio, per intenderci è una serietà riconducibile a matrici di rock schietto come stooges o Captain Beefheart ma in tutt' altra direzione o forse meglio dire ad un piano sopraelevato. In Atomizer accade quello che non accade mai ( Anzi accade anche in Slow, deep and hard dei Type o negative che dio li benedica ) specie quando sei al cinema. Quanti di voi trascinati a forza dentro la sala hanno sperato che gli alieni sbucati dal suolo ci mangiassero tutti? Io fino all' ultimo. Parola d' ordine " Ossessivo " , il suono del Grande nero è crudo come certe hardcorepunk band nichiliste anni ottanta, pur mantenendo un sentore d' avanguardia industrial-primordiale che li catapulta dentro al cesto sporco in compagnia della top dieci degli schiamazzi della storia rock. E' iperrealista come in " Jordan, Minnesota " nel il suo testo esplicativo sulla Schizofrenia. Naviga sorretto da un vento dilaniante, prodotto a pieni polmoni da tutti gli assassini ed i maniaci più efferati della storia umana in " Passing complexion " e vive in ogni pulsione, in ogni nefandezza. " Kerosene " pezzo più riuscito dell'album, analizza la noia di vivere in un' esistenza vuota servendosi si chitarre d'acciao tagliente e rirmiche Hardcore. Atomizer finisce così per essere una cornucòpia di influenze per molti serial killer " musicali " che verranno.
Una delizia snervante.

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