sabato 8 novembre 2008

Pirate love / Black vodoun space blues [ Voodoo Rhythm ]

Bingo! Oslo, Norvegia. Mesi e mesi di palle cubiche, chiacchierate inutili con gente appagata da un' arte gustosa come una galletta di riso, giorni incui il giradischi mi osservava sornione e benevolo nel fargli suonare dischi vecchi di almeno vent' anni, giusto per tenermi in salute, poi lo schianto. Una nenia infernale, qualcosa che stava montando, quasi come se avessero stipato rabbia e messa sottovuoto. Il cuore iniziò a pompare. David Dajani, re degli scheletri suona ora la carica, vomitando migliaia di pipistrelli vocali nero pece, in un growl che possiede tutti i crismi dell' originale grido primordiale, qualcosa che rimette al mondo. Poi il buio avvolge malevolo e sei spacciato, fottuto, catapultato nel mio mondo dei balocchi a tinte transilvaniche. Nei primi dieci secondi " In a dirty cellar " sei a tavola con Bela lugosi e mangi scorpioni, prima che Dajani ruggisca ancora ritmando magistralmente l' inferno di vox che ha ormai drogato l'aria. Puzza, fetore, desolazione, corpi squartati e vecchie copie di Tales from the crypt a suturare inutilmente le ferite mortali. " Slumber blues " e la notte riavvolge e si fa crepuscolo per darti l'opportunità di ballare con le streghe più sexy e tossiche di tutta la vallata della morte. Poi cimitero, messe sacre per ghoul e reietti come in " Death trip " . Sono vivo. Grazie Pirati.

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